In epidemiologia i tassi standardizzati per età indicano la frequenza di una patologia, espressa solitamente per 100mila abitanti. E servono per confrontare la frequenza di due patologie o di una stessa patologia in aree diverse. Perché i tassi sono standardizzati per età?  Perché la frequenza di una malattia aumenta all’aumentare dell’età, per confrontare due popolazioni bisogna quindi renderle omogenee per la distribuzione per età. 

Un’altra misura molto utile in epidemiologia è il rischio relativo (RR) ovvero un rapporto tra tassi: il tasso dell’area di interesse (nel nostro caso la Valle del Sacco) rispetto a quello dell’area di riferimento (la Regione Lazio). Il rischio relativo esprime l’eccesso di rischio di una certa malattia nella popolazione di interesse rispetto alla popolazione di riferimento. Se, ad esempio, per un’area di interesse il rischio relativo è uguale a 1,20 vuol dire che la frequenza di malattia è del 20% superiore rispetto al valore dell’area di riferimento (es. media regionale).

L’intervallo di confidenza indica il range di incertezza della stima che stiamo considerando. L’ampiezza di questo intervallo dipende dalla numerosità dei casi e dalla variabilità del fenomeno: un intervallo di confidenza molto ampio indica risultati più incerti. Nel caso del RR, se l’intervallo di confidenza comprende l’unità vuol dire che il rischio nell’area di interesse non è diverso da quello dell’area di riferimento.